Psicobiotica
Il termine “psicobiotica” viene coniato da T. Dinan nel 2013 per indicare l’approccio d’intervento psicobiologico che studia l’influenza del microbiota intestinale nella relazione bidirezionale fra l’intestino e il cervello. Essa rappresenta una nuova frontiera delle neuroscienze e della ricerca scientifica biomedica che studia in particolare il rapporto biunivoco fra la composizione del microbiota intestinale e la salute mentale.
Il microbiota intestinale è un ecosistema complesso composto da migliaia di batteri cosiddetti “buoni”, in quanto funzionali al mantenimento dell’omeostasi salutare per l’ospite, dove l’ospite è l’individuo stesso.
Allo stato dell’arte sono note circa quattromila specie di batteri che si trovano lungo il tratto digestivo dell’intestino; nell’uomo il microbiota intestinale ha un peso complessivo di circa 1 – 2 chili, pari a quello del cervello.
Il razionale della psicobiotica
La ricerca ha dimostrato che il microbiota intestinale ha un’importante influenza su vari aspetti dell’organismo ospite non solo sul piano fisico ma anche mentale.
Sul piano della salute mentale è emerso che alcune famiglie specifiche di batteri siano in grado di produrre neurotrasmettitori, come ad esempio la serotonina, che viene prodotta per il 90% nell’intestino, e il GABA (acido gamma ammino butirrico) i quali hanno una stretta correlazione con la regolazione del tono dell’umore, del ritmo sonno – veglia, dell’ansia e dello stress. E’ stato ormai ampiamente dimostrato che l’alterazione del microbiota intestinale, detta disbiosi, sia un elemento correlato a molti disturbi psichici di tipo sintomatico.
La disbiosi ha un’influenza negativa anche sulla risposta del Sistema Immunitario e genera uno stato d’infiammazione cronica silente a livello sistemico (low grade inflammation) che, seppur di lieve entità, è comunque in grado di generare o accentuare di per sé disturbi d’ansia, depressione e disturbi del sonno e del tono dell’umore. In altri termini si può dire che il benessere mentale ha a che fare con lo stato d’infiammazione a livello sistemico, anche se di basso livello e quindi non evidenziato dai normali esami obiettivi di routine.
La composizione del microbiota intestinale inoltre può influenzare l’espressione genica e il metabolismo neurochimico fino a poter indurre modificazioni del comportamento.
L’intestino come secondo cervello
La ricerca sulla psicobiotica e sul microbiota intestinale arricchisce quindi le informazioni già note sulle basi biologiche delle interconnessioni fra intestino e cervello, attestandone però in aggiunta che la loro interazione è di tipo biunivoco e circolare.
La stessa ricerca in atto sul rapporto intestino – cervello conforta inoltre le tesi di M.D. Gershon, gastroenterologo di fama internazionale, che già negli anni ‘80 del secolo scorso fu il primo a proporre la visione dell’intestino come un secondo cervello di tipo viscerale e dette origine alla cosiddetta “neurogastroenterologia”.
Gli psicobiotici: lo stesso T. Dinan definisce lo “psicobiotico” come un microrganismo vivo che, se ingerito nelle quantità adeguate, può dare beneficio a pazienti affetti da problematiche psichiche, in quanto capace di veicolare sostanze neuroattive con un effetto sull’asse intestino – cervello con direzione “bottom -up”, cioè dall’intestino verso il cervello.
Gli psicobiotici nell’intervento clinico
Gli psicobiotici sono quindi specifici probiotici che per loro caratteristiche naturali intrinseche e diversificate in base alla loro famiglia di appartenenza, possono influenzare positivamente e in maniera significativa lo stato e il benessere mentale. Sul piano clinico l’integrazione mirata con gli psicobiotici ad altri interventi terapeutici può essere un trattamento auspicabile e complementare nel trattamento di depressione, ansia, disturbi del tono dell’umore, patologie psicosomatiche e stress correlate; è il motivo per cui negli ultimi anni ho approfondito lo studio di questa disciplina in modo da integrarlo nell’intervento psicoterapeutico acquisendo conoscenze orientate a consigliare l’integrazione di psicobiotici mirati.